venerdì 23 ottobre 2009

Blue Light Yokohama

Non mi ritengo un'appassionata a tutto tondo del genere enka, ma ci sono certe canzoni che mi rapiscono letteralmente e, d'altra parte, la buona musica non ha età nè nazionalità. Una di queste è senza dubbio Blue Light Yokohama, pezzo del 1968 cantato da Ayumi Ishida (vero nome Yoshiko Ishida, classe 1948) e recentemente riproposto da Takako Uehara.

Si rende doverosa una piccola digressione sul genere enka (演歌), visto che non mi pare di averne mai parlato approfonditamente su questi lidi. Il termine si riferisce a un tipo di musica popolare particolarmente melodrammatico e molto caratteristico, apprezzato soprattutto da persone di una certa età: non che sia completamente snobbato dai giovani, ma penso sia piuttosto evidente perchè non ne siano i principali estimatori. La melodia è di solito abbastanza lenta e in linea di massima i testi non fanno riferimento alle gioie dell'amore, bensì al suo lato negativo e struggente, al dolore del distacco e alla lontananza. Insomma, in generale sono piuttosto avvilenti, anzi alcune sono proprio da taglio delle vene, almeno per me. Le parole che comunemente appaiono nei brani enka sono uomo, donna, lacrime, mare, porto, neve, pioggia, etc.
Per fare un paragone forse più comprensibile, potrebbe essere circa l’equivalente di canzoni popolari italiane un po' malinconiche come ad esempio “Romagna Mia”, la prima che mi viene in mente visto che è della mia zona, ma che comunque è mooolto più orecchiabile e allegra di una vera canzone enka^^;

Ad ogni modo, Blue Light Yokohama non è affatto avvilente. Nostalgica, senza dubbio, ma è anche in questo che risiede il suo fascino. Si può dire che combini le caratteristiche tipiche dell'enka con un sound più moderno, e per questo è conosciuta e apprezzata su larga scala.
Qui sotto potete ammirarne un video d'epoca, il cui presentatore suppongo dovesse essere una specie di Mike Bongiorno nipponico. La grazia e la bellezza della Ishida, qui appena ventenne, catturano al primo sguardo:



Il titolo del singolo, come è facile intuire, si riferisce al colore delle luci notturne della città di Yokohama e, al tempo, è rimasto nelle classifiche per ben 32 settimane consecutive.
Il testo è molto poetico ed evocativo, e mi sono cimentata in una traduzione che spero possa rendergli giustizia almeno in parte, anche se non garantisco niente^^;
Per chi volesse scaricare l'mp3, QUI c'è il file zippato.

『ブルー・ライト・ヨコハマ』
(Burū Raito Yokohama - Blue Light Yokohama)
Interprete: Ayumi Ishida
Testi: Tsutsumi Kyohei

街の灯りが とてもきれいね Machi no akari ga totemo kirei ne
ヨコハマ ブルーライト・ヨコハマ Yokohama Burū Raito Yokohama
あなたと二人 幸せよ Anata to futari shiawase yo
いつものように 愛の言葉を Itsumo no yō ni ai no kotoba o
ヨコハマ ブルーライト・ヨコハマ Yokohama Burū Raito Yokohama
私にください あなたから Watashi ni kudasai anata kara

歩いても歩いても 小舟のように Aruitemo aruitemo kobune no yō ni
私はゆれて ゆれてあなたの腕の中 Watashi wa yurete yurete anata no ude no naka
足音だけが ついて来るのよ Ashioto dake ga tsuite kuru no yo
ヨコハマ ブルーライト・ヨコハマ Yokohama Burū Raito Yokohama
優しいくちづけ もう一度 Yasashii kuchizuke mō ichido

歩いても歩いても 小舟のように Aruitemo aruitemo kobune no yō ni
私はゆれて ゆれてあなたの腕の中 Watashi wa yurete yurete anata no ude no naka
あなたの好きな タバコの香り Anata no suki na tabako no kaori
ヨコハマ ブルーライト・ヨコハマ Yokohama Burū Raito Yokohama
二人の世界 いつまでも Futari no sekai itsumademo

Traduzione

Le luci della città di Yokohama sono bellissime, Blue Light Yokohama
Insieme a te sono felice
Dimmi parole d'amore come sempre, Blue Light Yokohama

Si va avanti e si va avanti, e io come una piccola barchetta
Ondeggio e tremo fra le tue braccia.
Soltanto il rumore dei passi ci accompagna, Blue Light Yokohama
Un dolce bacio, ancora una volta

Si va avanti e si va avanti, e io come una piccola barchetta
Ondeggio e tremo fra le tue braccia.
L'aroma delle tue sigarette preferite, Blue Light Yokohama
Sarà il nostro mondo, per sempre

domenica 19 luglio 2009

Mostri kanjiformi - astenersi menti impressionabili.

Fra le cose che più mi mandano in sollucchero annovero i kanji, il cui studio, si sa, rappresenta uno scoglio notevole. Rimpiango i bei tempi andati in cui ero ingenuamente convinta che quello con il maggior numero di tratti, in questo caso 22, fosse , odoro(ku), ossia meravigliarsi. Anche a voler essere pessimista, credevo che al di sopra dei 30 non ne esistessero, soprattutto perchè un comune dizionario cartaceo difficilmente riporta quelli che superano i 25, probabilmente a causa del fatto che non sono né pratici a livello di scrittura, né di uso abituale.
Ebbene, mi sbagliavo. Il fatto che non siano sul dizionario non significa necessariamente che non esistano, anche se è discutibile che possano essere riconosciuti come kanji realmente utilizzabili dalla popolazione.


Intanto iniziamo con calma elencandone qualcuno che si aggira sui 30 tratti, giusto per abituarsi all'idea (fonte: KanjiDB)
(ライ、り、レイ)Rei, RiRigogolo cinese (uccello cantatore dal becco forte e piumaggio giallo con ali e coda nere, della famiglia degli Oriolidi). Undici dei trenta tratti totali compongono il radicale di volatile , appunto.

(らん)RanUccello mitologico della Cina (pronuncia cinese: Luan). Composto da 30 tratti, anche qui è ben visibile il radicale (tori).

Quest'altro è un kanji di uso abbastanza comune, costituito da 29 tratti di cui 4 nel radicale (ki – albero). Indica la parola depressione (うつ – Utsu).


Alcuni di questi suggestivi kanji, poi, sono composti dal radicale moltiplicato dalle due alle quattro volte consecutive, come (kumo – nuvola), (kaze – vento) o (hayashi – foresta). Un esempio significativo potrebbe essere kashimashii しい, formato dal radicale (onna - donna), ripetuto tre volte. Mettete insieme tre allegre comari che ciozzano (espressione dialettale delle mie parti, lett. Interagire chiassosamente in modo amichevole) e ne avrete il significato, ovvero “rumoroso, chiassoso”.

Esempi di kanji ottenuti da radicali o altri ideogrammi ripetuti:
(ショウ – とどろ) Shō / TodoroGruppo di cavalli. Formato da 30 tratti e dal radicale (uma), cavallo.


(ゲン , みなもと) Gen / MinamotoSorgente, fonte. Composto da 30 tratti, il radicale è (scogliera). Fortunatamente di solito si utilizza il singolo kanji, , la cui chiave è però (mizu), acqua. Significato e pronuncia, sia per il mostro che per quello semplificato, non cambiano.




(おそれる、ソウ、 トウ ) Osoreru / Sō, TōVolo del dragone / dragone in movimento. Significato vagamente astruso per questa piccola meraviglia da 32 gloriosi tratti, 16 per ciascun radicale (tatsu), drago.

Ne esiste anche una variante in cui la suddetta chiave è ripetuta 4 volte, per un totale di 64 tratti, che potete ammirare qui sotto. Il senso, stavolta, è però completamente diverso: infatti si può tradurre con “moltitudine di parole” (てつ – tetsu), una specie di blablabla. Mah.




Ok, il prossimo è decisamente spaventevole: (おういちざ、おおいちざ) – Ōichiza, conta ben 79 allucinanti tratti, disposti in un modo ancor più allucinante. Eccolo in tutta la sua magnificenza:



E' talmente strambo che potrebbe sembrare tranquillamente uno scherzo. Secondo quanto asserito QUI, questo assurdo agglomerato di kanji è stato inventato da un commediografo del periodo Edo e compare in un qualche testo parodistico dell'epoca. Riporto quanto indicatomi da Tonari, che ringrazio sinceramente per avermi aiutato a comprenderne l'oscuro significato: il kanji centrale è 吐く (haku – vomitare), mentre quelli attorno richiamano l'immagine degli astanti (客 kyaku – visitatore, avventore; 敵 teki – nemico, avversario). Quindi, il tutto è traducibile con "vomitare in mezzo a una moltitudine di persone". Pittoresco, non c'è che dire.


Rullino i tamburi, è giunto il momento di decretare il vincitore assoluto: l'incredibilmente maestoso Taito, da ben 84 impossibili tratti.



Si può trovare anche scritto con una diversa disposizione dei caratteri che lo compongono:


Questo affascinante e alquanto inverosimile kokuji è costituito da un triplo (kumo), nuvola, e da un triplo (tatsu), drago; pare voglia dire “l'aspetto di un dragone in volo”. Le sue pronunce sono おとど otodo, たいと taito, e だいと daito.

Per “kokuji” (国字Carattere nazionale) si intendono quei kanji inventati in Giappone il cui uso è ivi circoscritto. Sono conosciuti anche come wasei kanji 和製漢字, ovvero “caratteri cinesi creati in Giappone”.
Comunque, pure questo sembra provenga dalla mente malata del medesimo commediografo di cui accennavo prima, anche se la sua reale origine rimane tuttavia incerta: sono tanto sconcertanti quanto misteriosi e leggendari. Credo che non compaiano praticamente in nessun dizionario e suppongo siano noti ad una fetta sostanzialmente esigua della popolazione giapponese. Grazie al cielo.



Biáng, the Giant Monster

Per finire, qualche curiosità. L'assolutamente pazzesco sgorbio qua sopra, composto da 57 tratti, è l'ideogramma più complesso attualmente adoperato in Cina. Poiché non è rintracciabile in nessun dizionario e il suono biáng non esiste nel mandarino standard, lo si classifica come un carattere dialettale, il cui uso è limitato alla provincia dello Shaanxi, dove identifica un tipo di noodles, i Biáng Biáng Noodles (fonte: Santa Wikipedia.)

Se poi siete curiosi come scimmie, QUI troverete pane per i vostri denti, con una selezione di 22 fra i più strani e contorti hanzi mai apparsi nella Terra di Mezzo (tra cui ovviamente figura anche il nostro Biáng). Essi esistono, o per lo meno sono esistiti, e basti sapere che, come molti dei kanji visti finora, sono talmente complicati che la loro scrittura non è possibile mediante l'uso del computer. La cosa è inquietante, e mi fa venire voglia di studiare pure il cinese (ma anche no xD)

martedì 14 luglio 2009

Omae wa tora ni naru no da!

Dunque, vi sarete senza dubbio accorti che purtroppo ho una passione patologica ed inguaribile per gli anime retrò, giusto? Ebbene, quello di cui mi appresto a riportare le traslitterazioni in rōmaji e le traduzioni delle sigle di apertura e di chiusura rientra fra i miei inossidabili favoriti.
Di chi sto parlando? Ma dell' Uomo Tigre, meglio noto come "Tiger Mask" nella madrepatria, manga la cui prima trasposizione animata è datata 1971 ed è giunta sui nostri schermi una decina di anni dopo, nell'82.
A breve scriverò un post a lui interamente dedicato, ma intanto sollazzatevi con quel gioiellino di opening che probabilmente ricorderete, se non altro perchè la base strumentale del motivo fa parte della colonna sonora dell'anime e si sentiva spesso nel corso delle varie puntate.

Comunque, mentre vi dilettate guardando il video, non mancate di far caso alle amene movenze felino-spastiche di Mister X al minuto 00.45, che sembra avere qualche seria difficoltà a gestire l'ingombro derivante dal suo ampio mantello. Che dite, gliela diamo una mano? xD


~Opening~

『行け! タイガーマスク』YUKE! TIGER MASK - Vai, Tiger Mask!
Singer: 新田洋 (Hiroshi Nitta)


「虎だ! 虎だ! お前は虎になるのだ!」
Tora da! Tora da! Omae wa tora ni naru no da!

白いマットのジャングルに Shiroi matto no janguru ni
今日も嵐が吹きあれる Kyō mo arashi ga fukiareru
ルール無用の悪党に Rūru muyō no akutō ni
正義のパンチを打つかませ Seigi no panchi o butsukamase

行け! 行け! タイガー タイガー Yuke! Yuke! Taigā, Taigā
タイガー マスク Taigā Masuku

草も木もないジャングルに Kusa mo ki mo nai janguru ni
死を呼ぶ罠が待っている Shi o yobu wana ga matte iru
フェアープレーで切り抜けて Feā purē de kirinukete
男の根性見せてやれ Otoko no konjō misete yare

行け! 行け! タイガー タイガー Yuke! Yuke! Taigā, Taigāタイガー マスク Taigā Masuku


~Traduzione~


Una tigre! Una tigre! Diventa una tigre!

Nella giungla del tappeto bianco
anche oggi infuria la tempesta,
colpisci col pugno della giustizia
i malvagi che non seguono regole!

Vai! Vai! Tiger Mask!

Nella giungla senz'erba nè alberi
la morte chiama, le trappole attendono
Mostra la tempra di un uomo,
portando avanti un gioco pulito!

Vai! Vai! Tiger Mask!

Ora è il turno della sigla di chiusura originale, che è una vera e propria canzone enka, ossia particolarmente tragggica e strappalacrime (del resto, la storia di Naoto Date alias Tiger Mask è tutto fuorchè allegra, anzi, siamo sull'angoscioso andante.) Se volete conoscerne il testo integrale e scaricarne l'mp3 cliccate QUI, e approntate pure i fazzoletti.
Mi sono adoperata per tradurla al meglio (ma ciò non è affatto una garanzia di esattezza, data la mia conoscenza sommaria del giapponese) e l'aver compreso il reale significato delle amare parole, accompagnate dalla tristerrima melodia, mi ha fatto soffermare a riflettere - per l'ennesima volta - su quanto spesso gli anime qui da noi siano considerati un semplice prodotto di intrattenimento per bambini, adesso come in passato. Non è affatto così, almeno per la stragrande maggioranza delle produzioni di una volta (sulle sceneggiature di quelli moderni mi limito a dire che si assiste sempre più di frequente ad una specie di "fuga dei valori", in favore di trame inconsistenti e fondamentalmente vuote). Basti pensare a questa sigla giapponese, che racconta di un piccolo grande dramma umano e mette a nudo le debolezze dello sfortunato protagonista, costretto dalle circostanze a diventare forte - anche se soltanto in apparenza -, e alla sua controparte italiana, che sminuisce pesantemente la profondità del messaggio che la storia si propone di dare, riducendo il tutto a qualche frase alquanto banale coadiuvata da un motivetto orecchiabile.
Sono affezionata alla sigla dei Cavalieri del Re, ci mancherebbe, anche se ad essere onesta più per imprinting che per altro. Col senno del poi, infatti, mi rendo conto che non ne è assolutamente all'altezza: se si intende guardare questo anime in modo superficiale allora lasciate perdere il mio discorso, ma se volete andare oltre e cogliere il vero spirito imperituro dell'opera di sicuro condividerete il senso del mio intervento.



~Ending~



『孤児のバラード』Minashigo no Barādo - La ballata dell'orfano
Singer: 新田洋 (Hiroshi Nitta)

温かい人の情も Atatakai hito no nasake mo
胸を打つ熱い涙も Mune o utsu atsui namida mo
知らないで育った Shiranai de soda atta僕は 孤児さ Boku wa minashigo sa
強ければそれでいいんだ Tsuyokereba sore de iinda

力さえあればいいんだ Chikara sae areba iinda
ひねくれて星をにらんだ僕なのさ Hinekurete hoshi o niranda boku na no sa
ああ だけどそんな僕でも Aa dakedo sonna boku demo
あの子らは慕ってくれる Ano kora wa shita atte kureruそれだから皆の幸せ 祈るのさ Soredakara minna no shiawase inoru no sa


~Traduzione~


Sono un orfano,
cresciuto senza conoscere
nè la gentilezza di una persona affettuosa
le ardenti lacrime di commozione che toccano il cuore.
Quindi, devo essere forte.

Se soltanto fossi forte, sarebbe abbastanza.
Fisso cupamente la stella che attraversa il mio destino.
Ah...Eppure, ad uno come me,
quei bambini vogliono bene.
Per questo pregherò per la felicità di tutti loro.


lunedì 13 luglio 2009

Altro giro, altro regalo.

Ebbene sì, il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Non contenta di aver dato il peggio meglio di me nella scorsa edizione del Nōryoku (detto così sembra un quiz televisivo a premi), ho stoicamente deciso di tentarlo anche quest'anno, cimentandomi nel livello superiore a quello da mezzasega che detengo finora: la sfida sarà per il terzo. Naturalmente sono stata previdente, ed ho già fatto la doverosa scorta di ceri da accendere.
Con la consueta ed ineccepibile puntualità giapponese le scartoffie mi sono già arrivate (sottoforma del classico fascicoletto che, per l'occasione, sfoggia addirittura una nuova veste arancione pallido) e, nel compilarle, ho inevitabilmente provato un forte senso di déjà-vu. Incrocio fin da ora tutte le dita che posso incrociare, voi fate lo stesso e pregate per me xD
Comunque, questa volta la novità è costituita dal fido maritozzo che sarà al mio fianco nel sostenere l'impresa: dando fondo alle mie doti persuasive (leggasi: rottura di balle all'ennesima potenza) ho convinto quel povero martire a tentare l'esame insieme a me, lui il quarto ed io il terzo. Inoltre ho scoperto l'efficacia del dare ripetizioni a qualcuno e, anche se come insegnante faccio a dir poco pietà perchè a stento capisco quello che dico (xD), ho constatato che si tratta di un ripasso utilissimo per fissare cose che, almeno in teoria, si dovrebbero già conoscere a menadito. Benvengano le lezioni esplicative, soprattutto se fanno più comodo alla simil-insegnante che al presunto ed innocente allievo xD

Ad ogni modo, kanji wa tomodachi, ovvero "i kanji sono degli amici", il delirante motto che mi ripeto da qualche tempo a questa parte, per autoconvincermi di potercela fare a sopravvivere alle mie epiche maratone di studio masochistico. E comunque, in pochi avranno colto la citazione a Captain Tsubasa e al suo "Booooru wa tomodachi" xDDD
E' da mesi ormai che sono completamente assorbita dai sopracitati sgorbietti, causa sessione settembrina di esami alle porte. Nonostante non manchi poi tanto ho ancora un malloppone di roba da studiare che definire allucinante non è che un pallido eufemismo...non so come farò, ma una cosa è certa, in qualche modo riuscirò. O almeno spero. E' che mi sono resa conto che ogni maledetto ideogramma che mi entra in testa è un piccolo passo in più che muovo verso l'ambizioso traguardo che mi sono posta. E chissene se alla fine resterà soltanto un bel sogno: ce la metterò tutta per realizzarlo, poi vada come deve andare e amen xD

Ho un po' cambiato il point of view della mia vita, ridimensionando le mie aspettative. Mi sono dotata di un maggior raziocinio ponderante che si è dimostrato provvidenziale per riuscire a tirare un bel calcione alla mia indecisione cronica, evitando così odiosi sospiri di rassegnazione misti ad inutili rimorsi. Niente più "vorrei ma non posso" ma soltanto "voglio e posso". Nei limiti del fattibile, ovvio. Andare in Giappone a studiare/vivere per ora è assolutamente improponibile, e forse lo sarà anche in futuro...ma non me ne curo. Adesso i miei obiettivi sono altri, in primis cercare di capire se esiste un modo per uscire indenne da quella matassa ingarbugliata rappresentata dalla mia vita da pseudo-universitaria part-time. Una cosa alla volta.
Intanto, l'aver superato la prima metà di Giapponese 1 prendendo 25 mi ha restituito un po' di fiducia in me stessa. Adesso la sfida più grande sarà riconfermare questo benedetto voto nella parte finale della prova, la quale comprende, oltre ad un'amena traduzione e ai soliti millemila kanji, pure l'orale. E qui casca l'asino, perchè Dio solo sa quanto poco sia avvezza al giapponese parlato, non frequentando nessun corso e avendo difficilmente la possibilità di far pratica con chicchessia. Ma soltanto oltrepassando questo scoglio mi intascherò i 18 pesanti crediti in palio.

Termino qui i deliri estemporanei, e vi lascio annunciandovi che ho in programmazione la stesura di nuovi post su quegli anime vintage che hanno tenuto compagnia a noi matusalemme nati negli anni '80.
Stay tuned ;-)

domenica 19 aprile 2009

Di ricchioni e amene nomenclature.

No, cioè, scusate ma questo sarà uno scemopost, e di educativo/informativo avrà ben poco. D'altronde, si sa che io non sono una persona seria xD
Allora, è accaduto che oggi, cazzeggiando allegramente sul web e nello specifico fra siti giapponesi dedicati a Captain Tsubasa (di cui sono, ahimè, una patetica fangirl con la fissa per le threesome), io ne abbia scovato uno dal nome che definire bizzarro è un eufemismo (nonostante sia stra-azzeccato, e fra poco spiegherò come mai).
Ecco qui la screencap, notate l'indirizzo digitato nella barra (cliccateci sopra per ingrandirla):


Insomma, per trovare questo sito (che comunque è molto carino) non dovete far altro che inserire http://www.ric.hi-ho.ne.jp/e-net/miracle-onze/.
Sissì, avete letto bene, proprio RIC.HI-HO.NE. A parte la ridondanza di qualche H, questa parola risulta assolutamente evocativa alle orecchie di un italiano; aggiungete poi al tutto il fatto che il sito in questione sia dedicato al numero 11, ovvero a Tarō Misaki (in arte Tom Becker), il più gayo dell'intera serie...e la cosa acquista un che di comico xD

Ehggià, questi giappini hanno proprio il vizio delle nomenclature bislacche ed inconsapevolmente esilaranti, e nemmeno i siti web sono immuni a tale fenomeno...

sabato 7 marzo 2009

A volte, i miracoli accadono.

Risorgo dalle ceneri per portarvi un flashpost.
E raccontarvi di un piccolo miracolo a cui ancora non riesco a credere.
E' successo qualche giorno fa, al rientro dal lavoro. Mio padre, fra una chiacchiera e l'altra e con la massima nonchalance, mi allunga due lettere appena arrivate. Una é una bolletta, che gaudio. L'altra...rimango un attimo interdetta perché é una busta davvero grande. Guardo il mittente e il mio cuore manca un battito: i risultati del JLPT. Non ci pensavo neanche piú, ormai lo ritenevo una boccia persa, considerato quanto avvenuto all'esame.
Il sagace titolo che ho dato al post toglie tutto il pathos, perché si intuisce che io l'abbia passato, cosa di cui ancora non mi capacito.
Per la cronaca, la mia faccia assomigliava vagamente all'urlo di Munch mentre stringevo l'agognato diploma fra le mani.

E' ufficiale, Dio esiste.
Dovrei smetterla con l'ateismo.